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Bindelee nasce da un progetto per inventare oggetti di uso comune utili ed eleganti, cercando forme artistiche che si completino con la funzionalità .Naturalmente si tratta di oggetti limited edition,nati da materiali cui è stata "data nuova vita" ri-progettandoli. (Bindelee is a project to devise common objects useful and elegant looking art forms that complement the functionality. This objects are limited edition and they are created from material which has been "revitalized and re-drown').

mercoledì 10 aprile 2013

Vecchie tradizioni per un ambiente più sano!


FUROSHIKI? 



La ricerca di abitudini meno nocive per l’ambiente passa spesso per il recupero di tradizioni più o meno abbandonate negli ultimi decenni.

In molte occasioni questo cambiamento, lungi dall’essere un sacrificio, si rivela molto più interessante. E’ il caso delle buste di plastica, sostituite dalle shopper di tela, o del ritorno di qualcosa che riuscirebbe familiare a molte delle nostre madri, e sicuramente alle nostre nonne: i fagotti. Una tradizione giapponese diventata popolare anche in occidente: quella del furoshiki.



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Cos’è un furoshiki e qual è la sua storia ce lo spiega Comida de Mama:

Il furoshiki è un quadrato di stoffa. Piegato e annodato serve per contenere e trasportare oggetti, o per avvolgere elegantemente dei regali.
Può essere di cotone, seta, rayon. Coloratissimo colori ‘Edo’ (marrone, nero, verdone) per gli uomini, fantasie e colori ‘Kyoto’ per le donne, double face, con il blasone della famiglia, delle scritte commemorative, con fantasie o in tinta unita. Fatti a mano, a macchina, da massaie, artigiani, artisti, bambini. C’è l’imbarazzo della scelta.
Materiali e finiture adatte ad ogni occasione sottendono a regole precise.
Il lato di questo fazzolettone quadrato varia da i 45 cm per piccole cose fino a 230 cm per mettere via futon invernali durante l’estate. Per facilitare le operazioni di annodamento spesso uno dei due lati è leggermente più lungo dell’altro, senza però intaccare troppo la proporzione del quadrato.
[…] Diffuso (non solo) in Giappone fin dal XII-XIV secolo con il nome di hirazutsumi nel Periodo Muromachi (1392-1573) torna in auge per trasportare i vestiti nei sentō, bagni pubblici, e diventare tappetino per i piedi prendendo il nome di furoshiki (furoderiva dalla parola “bagno” shikideriva dal verbo “stendere”)
Lo so. State pensando a che stoffe quadrate avete in casa.

La scelta della fantasia del tessuto in Giappone non è esclusivamente una questione estetica, come ricorda Giappone Italia:

Scegliere e annodare un furoshiki è diventata un’arte che si tramanda di generazione in generazione da ben più di mille anni. Non basta un pezzo di stoffa qualsiasi, bisogna valutare il colore, il disegno e il tessuto. Anche l’occasione determina quale furoshiki usare. Ad esempio, un regalo verrà avvolto in un furoshiki di seta su cui sarà stampato un motivo tradizionale, come fiori di ciliegio. A volte chi fa il regalo può addirittura insistere perchè l’altra persona accetti in regalo anche il furoshiki.
Naturalmente, ci sono furoshiki di diverse dimensioni, e adatti a vari scopi. Possono servire per trasportare grossi cocomeri come pure alte bottiglie di sakè. In Giappone normalmente si mette l’oggetto da avvolgere al centro del furoshiki, diagonalmente. Se l’oggetto ha una forma allungata, la stoffa che avanza ai lati viene piegata per bene attorno ad esso, prima da una parte e poi dall’altra in opposta direzione.

Il 6 marzo 2006, il giapponese ministro dell'Ambiente , Yuriko Koike , ha creato un panno furoshiki per promuovere il suo uso nel mondo moderno.[1]


Continua Doi Mat La Dam:

Nel 2005 il Ministro dell’Ambiente giapponese Yuriko Koike condusse un’indagine sulle borse di plastica arrivando alla conclusione che una borsa che pesa da 8 a 10 grammi richiede da 16 a 18 ml di olio crudo per essere prodotta. Inoltre durante il processo di costruzione emette 30 gr di diossido di carbonio (CO2) e altri 31 gr sempre di CO2 durante il suo incenerimento.
E’ sotto gli occhi di tutti il disastro ambientale prodotto dalle apparentemente innocue sportine per la spesa, o shopper, nel mare antistante il Giappone e le coste orientali del continente asiatico: la famosa Isola di plastica del Pacifico di cui già dicemmo in apposito post.
Il Pacific Trash Vortex e’ un’isola di spazzatura, soprattutto plastica, formatasi nell’Oceano Pacifico a partire dagli anni cinquanta, con un diametro di circa 2500 km, pari ad una superfice di 4.909.000 Km², una profondità di 30 metri ed un peso di 3.500.000 tonnellate.
E’ ad opera della North Pacific Subtropical Gyre, una corrente oceanica dotata di un particolare movimento orario a spirale, che i rifiuti galleggianti si aggregano fra loro.
Ogni anno vengono usate in Giappone 30 miliardi di borse di plastica.
Continuare a usarle è letale per la salute del nostro pianeta.
E’ per questo che Yuriko Koike ha deciso di incentivare il ritorno alla tradizione del Furoshiki.
La foto qui sotto non è ancora una ragione sufficiente per piantarla con le buste della spesa?
[...]
Tre sono i metodi base di avvolgere gli oggetti con il furoshiki:
Hirazutsumi (che significa avvolgere) è il modo più elegante, indicato per fare pacchetti-regalo;
Hitotsumusubi (che significa “con un nodo”);
Futatsumusubi (che significa “con 2 nodi”).
Poi ci sono tante varianti di questi metodi base.
Otsukaizutsumi è il metodo più popolare per avvolgere oggetti quadrati.
Binzutsumi è il metodo per avvolgere bottiglie.
Kakushizutsumi è una variante del metodo Otsukaizutsumi e serve per avvolgere oggetti pesanti.
Makizutsumi è il metodo per avvolgere articoli cilindrici come rotoli.
Hikkakezutsumi è il metodo a due nodi per avvolgere scatole rettangolari.
Suikazutsumi è il metodo usato per avvolgere le angurie.
E chi di noi non ha mai dovuto affrontare in vita sua il problema di come avvolgere un’anguria?
Chi si ritiene immune da simili problematiche non si illuda; presto o tardi dovrà fare i conti con un’anguria recalcitrante che non si lascia avvolgere da niente e da nessuno.
Ecco, da oggi sappiamo che una soluzione c’è.
E’ il metodo Suikazutsumi.
Alcuni giovani designer negli ultimi tempi si sono interessati al furoshiki e l’hanno rivisitato nelle loro creazioni. Commenta Blog Casase:
Il cosiddetto fagotto, antenato dei nostri attuali sacchetti di plastica, ha accompagnato in passato tante giornate di chi stava lontano da casa aiutandolo a farlo sentire a casa.
Vivande, libri o altri oggetti necessari alla vita fuori casa vivevano là, all’interno di pacchetti fai-da-te con stoffa spesso proveniente da stracci per la cucina. Associato nel nostro immaginario a periodi di poca floridità economica, è stato poi spazzato via da sacchetti usa e getta simbolo di una società del benessere che non ha bisogno di conservare, riciclare, tenere.
Ma in periodo di crisi ecco che si riscoprono gli oggetti di una volta, rivalutandoli e facendoli rivivere sotto nuovi aspetti.
File: Furoshiki.jpg
Foto by: Wikipedia

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